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30 Luglio 2017
“La guerra dei cafoni” trionfa alla XVII edizione del Festival Internazionale del Cinema di Frontiera


Menzione speciale per Die göttliche Ordnung (L’ordine divino) di Petra Volpe

A casa mia di Mario Piredda è il miglior cortometraggio

 

Comunicato stampa n. 21

 

Marzamemi (Pachino), 30 luglio 2017 – La guerra dei cafoni di Davide Barletti e Lorenzo Conte vince la XVII edizione del Festival Internazionale del Cinema di Frontiera. Lo ha deciso la giuria del concorso dei lungometraggi composta dai registi Roland Sejko e Fabio Mollo e dall’attrice Tea Falco con la seguente motivazione: “Per la rappresentazione, attraverso una ricostruzione stilistica rigorosa ben supportata dall’ottima recitazione dei piccoli attori, di una storia che, tra metafora e realismo, traduce la scrittura in cinema”.

La menzione speciale del Festival internazionale  del Cinema di Frontiera di Marzamemi va al film L’ordine divino - Die göttliche ordnung - di Petra Volpe: “Un omaggio a quelle donne che con tenerezza e determinazione si opposero alla supremazia maschile che le escludeva dal diritto di voto in una società come quella svizzera. In modo realista e vibrante ci rende partecipi del loro coraggio. Una storia divertente con molti elementi nostalgici ma con un intento profondamente politico che trascende l’ambientazione per diventare narrazione universale”.

A casa mia di Mario Piredda è il miglior cortometraggio della XVII edizione del Festival internazionale del Cinema di Frontiera 2017. Lo ha decretato la giuria del ConCorto composta dalla scrittrice Silvana Grasso, la sales director di Fox Italia, Maria Grazia Ursino e dal giornalista Gianni Molè.

ALa noche de Paz di Alma Mar Izquiero è andato il Premio speciale della giuria. Salifornia di Andrea Beluto ha ricevuto una menzione.

Per A casa mia “la lingua sarda  - si legge nelle motivazioni - poeticamente cesella, come in una scultura del suo rarissimo corallo, silenzi che gridano, occhi che sentenziano, gesti che condannano o assolvono, alla presenza  d’un onnipotente mare, custode fiero e muto di vittorie e sconfitte. È la “patria” del conosciuto, la patria dell’amato, degli affetti, il bene supremo cui sempre tornare, nonostante l’odissea della vita, i naufragi della vita, le mareggiate della vita, le dimenticanze della vita. La casa, assai più d’un perimetro di muri, è quella mitologica terra di frontiera in cui “mito” e modernità possono incontrarsi, ritrovarsi, stringere accordi e consegnarli al Futuro».

La noche de Paz è stato premiato “al di là della specifica ambientazione in era franchista, mitologico, attuale, immortale, universale, il tema-faro della libertà e democrazia. Tutto il mondo, oltre ogni confine, razza, credo, ne sia alfiere e vestale, ne sia poeta e cantore, sacerdote e tutore, perché non deperisca e perisca in nessun Continente mai l’humanitas dell’umanità. Libertà e democrazia, concime e radici di quell’albero della “Paz” che, sempre più inaridisce, tra retorica di convegni, sgomento di guerra, calunnia d’untori e indifferenza generale”.

Salifornia “già nel titolo, coniuga due realtà così apparentemente diverse, Salerno e la California, l’aspirazione, ma più l’affermazione, che nulla è inconciliabile, nulla è insanabile e il temuto “passaggio del guado’’, dalla tradizione alla “modernità”, è possibile, indolore. Il “prima” non è nemico del “dopo”, il passato non è ostile al presente. Passato e presente possono sommarsi, arricchirsi, non sottrarsi a scapito di valori, odori, rumori, suoni, canti dell’uno e dell’altro. Di questa elementare, ma straordinaria, “lezione di vita” Salifornia è il canto gioioso, quasi un “epitalamio” greco”.