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Una scena di "Salvo"[/caption]
Marzamemi, Pachino. 6 luglio 2013. Il tema dominante è quello della transizione, il passaggio da una condizione all’altra, un tema attuale, e non solo in Italia, ma ancor più nel nostro Paese dove il dibattito sullo “ius soli” (la cittadinanza come conseguenza dell’esser nati in un posto) rimarca come il passaggio da una frontiera – che può essere civile, morale, sociale e politica all’altra - è all’ordine del giorno. Ecco la filosofia che sottende i lungometraggi del XIII Festival del Cinema di Frontiera di Marzamemi, che saranno proiettati nella suggestiva piazza Regina Margherita del borgo marinaro siciliano dal 23 al 28 luglio. «Partiamo con
“Salvo” e chiudiamo con
“Carlo!” – annuncia il direttore artistico, il regista Nello Correale -, due nomi di battesimo che in realtà richiamano due aspetti del cinema che hanno difficoltà a incontrare il loro pubblico».
“Salvo” di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza, proiettato in apertura il 23 luglio, è un film “importante” che viene da un festival importante qual è Cannes dove ha vinto il Grand Prix a La semaine de la critique e il Prix Révélation; “Carlo!” di Fabio Ferzetti e Gianfranco Giagni, omaggio ad uno dei protagonisti del cinema italiano, Carlo Verdone, verrà proiettato in chiusura il 28 luglio: «Questi nomi che danno inizio e fine al nostro programma testimoniano l’importanza e la significanza del nostro festival, che dà voce a un cinema indipendente, attento a particolari temi, che parla allo stesso tempo nuovi linguaggi, nuove forme cinematografiche». Sei i film in concorso, caratteristica del festival dalla prima edizione del 2000. «Siamo gli unici in Sicilia a fare un festival di lungometraggi in concorso» aggiunge il regista.
La transizione dicevamo, questo il leit motiv della XXII edizione del Festival del cinema di Frontiera. «La tematica della transizione, passare da uno stato all’altro, lo trovo come un tema molto ma molto attuale.
“Salvo” di Grassadonia e Piazza lo incarna il tema della transizione: Salvo è un uomo nato per fare le peggiori cattiverie ma che ha in se i germi di un’altra identità che lo porteranno alla sua salvezza. La transizione che è presente anche nel film
“Il figlio dell’altra” di Lorraine Levy, storia di due ragazzi, uno israeliano e uno palestinese, che si accorgono di essere stati scambiati alla nascita, costringendo ognuno a interrogarsi sulle rispettive identità e convinzioni. E la transizione da un approccio sociale ad un’altro sta alla base del film serbo
“The parade – La sfilata”, sul tema dei diritti civili e dell’omofobia in un contesto difficile come è quello ultranazionalista serbo per una manifestazione come il gay pride di Belgrado».
“Il caso Kerenes”, Orso d’oro a Berlino, traccia una mappa emotiva, non solo sociale, della nuova Romania: «Calin Netzer, il regista, getta uno sguardo all’interno della borghesia, con un tema universale, il rapporto “eccessivo” fra una madre un figlio».
“Infanzia clandestina” parla di un tema molto forte come quello degli anni della dittatura militare in Argentina visti con gli occhi disincantati di un ragazzo, preda delle sue prima pulsioni sentimentali: «Gli anni tragici per l’Argentina raccontati con un tono quasi da commedia. Il sud America, subcontinente molto presente in questo festival, sta producendo cose molto interessanti». Ancora una chiave di lettura nuova del Sud America e dei suoi recenti orrori storici nel film cileno
“No, i giorni dell’arcobaleno” di Pablo Larrain: «Anche qui c’è il tema del ribaltamento narrato attraverso una campagna pubblicitaria contro il regime da parte di un uomo che viene dalla borghesia compromessa con il regime militare ma che ha avuto il padre trucidato dal dittatore».
Un festival va costruito come un film, come un corpo strutturato, e ciò vale anche per la scelta degli ospiti. Quest’anno hanno dato la loro adesione tra gli altri i registi
Roberto Andò,
Alberto Sironi che dialogherà in video con Andrea Camilleri sulla trasposizione filmica di Montalbano,
Daniele Ciprì,
Fabio Ferzetti e Gianfranco Giagni autori di “Carlo!”,
Pasquale Scimeca che poterà al festival il ricordo dell’attore e regista palermitano Franco Scaldati scomparso da poco,
Srdjan Dragojevic autore di “The Parade”, le attrici
Sara Serraiocco, coprotagonista di “Salvo”, e
Donatella Finocchiaro, ospite della premiazione finale.
L’omaggio all’autore del Festival 2013 origina dalla grande domanda: è ancora possibile in Italia fare cinema civile, quello che una volta si chiamava cinema d’impegno? «Il cinema è ancora un mezzo che ti permette di guardare in faccia la realtà e di andare oltre la realtà? – si chiede Correale -. Per me quello che lo ha fatto meglio quest’anno è stato
Roberto Andò perché il personaggio doppio interpretato da Toni Servillo guarda in faccia la realtà e va oltre. Andò, che sarà anche in giuria, ci spiegherà le motivazioni che gli hanno permesso di arrivare prima al libro “Il trono vuoto” e poi al film
“Viva la libertà”».
Tra i lungometraggi ricordiamo anche il film di Andres Wood su
“Violeta Parra”: «La Rosa Balistreri del folk cileno, una grande donna dalla vita drammatica, un film che ha vinto il Sundance». Nella serata di gala, l’Ensemble Darshan musicherà dal vivo il film muto “La folla” di King Vidor: «Un film del 1928, paradigmatico, che ha in sé i segnali della società contemporanea». Grande chiusura con
“Carlo!”, il documentario su Verdone che riesce a raccontare aspetti inediti di un personaggio molto popolare. «Uno degli autori è Fabio Ferzetti, un critico cinematografico, l’altro, Gianfranco Giagni, ha fatto tanti bei film documentari, uno su tutti quello sullo scenografo italiano Dante Ferretti che sarà presentato al Moma di New York. Un critico e un regista fanno cogliere aspetti di un personaggio di cui pensiamo di sapere tutto».